ARTICOLI SULLA SINDONE CHE PROVANO SE E' AUTENTICA O NO

lunedì 12 ottobre 2009

LA CHIESA CATTOLICA ACCETTA UN FILM CHE FALSIFICA LA S.SINDONE

09/05/2007 - 7 Km DA GERUSALEMME



DI FRANCESCO MININNI
«Sono Gesù». Certo, se uno sconosciuto con indosso una tunica dovesse fare un’affermazione del genere a chi si trovasse in cammino da Gerusalemme verso Emmaus, oggi come oggi rischierebbe battute ironiche e sorrisi di condiscendenza. Alessandro, pubblicitario in crisi esistenziale, invece non ride. Certo, dubita e pensa a uno scherzo. Ma lo sconosciuto sa il suo nome, conosce particolari della sua vita privata, riesce persino a leggere i suoi pensieri. E così tra i due viandanti comincia una sorta di gioco del genere «a domanda risponde», dove Alessandro pone le domande e Gesù risponde. In genere queste premesse dovrebbero portare a qualche rivelazione quasi sconvolgente. Invece «7 Km da Gerusalemme», che Claudio Malaponti ha tratto dal romanzo di Pino Farinotti (che dovrebbe essere l’autore del «Dizionario dei film»), riesce soltanto a fare una gran confusione arrivando a conclusioni che si collocano a mezza strada tra la new age e una sorta di scetticismo di chi non crede neanche di fronte all’evidenza.

Gli ingredienti del minestrone sono, tra gli altri, un matrimonio fallito, una malata terminale, una madre che ha perso la figlia, una donna bella e paralizzata, una specie di eremita che risponde al nome di Angelo Profeti e tante idee poco chiare. Con un Gesù che afferma di non poter intervenire sulle malattie perché sono «cose vostre», di non essere l’uomo della Sindone (che sarebbe uno dei ladroni) e di essere tornato per dare una regolata a certe istituzioni da lui lasciate nel mondo e bisognose di attenta revisione. La differenza sostanziale tra il Gesù che conosciamo e quello che ci presenta Malaponti è che il primo è venuto per salvare tutti, il secondo è tornato per lasciare tre o quattro messaggi a creature bisognose di aiuto. Così Farinotti prima e Malaponti poi portano avanti l’idea di un Cristo individuale poco interessato ai problemi globali e, in un certo senso, unidirezionale. Blasfemo no, ma sbagliato certamente sì. Un po’ come avveniva in «Oscuri presagi» di Nicolas Roeg, dove la Madonna interveniva personalmente (scomodando mezzo mondo) per raddrizzare un matrimonio barcollante. E tutto questo rientra nei canoni di quella religione «fai da te» che esclude la necessità di una Chiesa e lascia tutto all’iniziativa individuale nella convinzione che possa funzionare meglio di una gerarchia comunque individuata come centro di potere.

Alessandro è Luca Ward, che vanta maggiori meriti quando lavora come doppiatore. Gesù è Alessandro Etrusco, molto iconografico e sempre sorridente. La malata terminale, forse come punizione per essere stata Satana ne «La passione di Cristo», è Rosalinda Celentano. Che dire? Che ci sono tante verità nel Vangelo che ci sembra quasi scriteriato andare a cercarle altrove col rischio di prendere pericolose cantonate.

7 Km DA GERUSALEMME di Claudio Malaponti. Conn Luca Ward, Alessandro Etrusco, Rosalinda Celentano, Eleonora Brigliadori, Alessandro Haber. ITALIA 2005; Drammatico; Colore


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Tags: recensioni film

DALL'ARCHIVIO
07/10/2009 - BASTARDI SENZA GLORIA
Commenti dei lettori: 1 oggetto trovato
27/08/2007
sergiopaolo, roma
Ormai,è di moda fare films di tutti i tipi su Gesù, basti che non siano tratti dal Vangelo, in tal caso non sono di moda. Sarebbe bello che Gesù, potesse venire a bere una bibita con noi,al bar in pizzeria, potremmo parlargli dei nostri problemi, chideremmo spiegazioni sul cristianesimo,o di risolvere i casi misteriosi, come il problema UFO,o del triangolo delle Bermuda. Però, il Gesù, raccontato da P.Farinotti,e filmato da C.Maleponti,non soddisfa,si beve e gradisce la coca-cola, ma poi non risponde alle domande sui misteri, peccato, più grave ancora non può fare miracoli, afferma di non npoter intervenire sulle malattie, perché sono cose nostre,poi fa una rivelazione davvero clamorosa,specialmente per gli studiosi della Sindone, rivela che l'uomo della Sindone è niente di meno il cattivo ladrone, quindi questo ladrone cattivo, aveva dei poteri paranormali, a formare l'immagine sulla Sindone,che è un vero rompicapo per gli studiosi, i quali fanno analisi interminabili. Ora possiamo stare tutti tranquilli, il mistero della Sindone è risolto, se pensiamo che il film è co-prodotto dalla casa cattolica dei Paolini, la San Paolo, poi questo film, ha ricevuto una particolare benedizione papale, per finire il romanzo omonimo di P.Farinotti ha ricevuto il prestigioso premio Maria Cristina di Savoia del 2006, sapendo che la Sindone è appartenuta per molto tempo aI Savoia, che la custodivano e veneravano, possiamo concludere, salvo equivoci, che dalla chiesa ci arriva questo messaggio sulla Sindone; la Sindone è falsa. Ormai, per fare soldi attraverso il Cinema, si arriva pure a fare affermazioni sbalorditive e insensate. Gesù, per chi crede esiste, disse che se ci uniamo in in suo nome è in mezzo a noi,resta però invisibile, tranne qualche visione mistica ed evanescente verso qualche grande Santo e Santa,nessuno può vedere Gesù, il quale tornerà realmente, solo alla fine del mondo. Gesù, chiese agli apostoli, di andare in tutto il mondo a predicare il Vangelo, quello vero. Ora gli uomini si divertono attraverso romanzi e films a raccontare falsi vangeli, possono fare um pò di soldi,si come fece Giuda, che tradì il suo Maestro per 30 monete,però questo denaro, finì nel posto in cui era stato preso, Giuda pentito s'impiccò. Questo esempio di Giuda è per tutti noi, se tradiamo Gesù, tradiamo noi stessi. Gesù ha insegnato: "Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me disperde",chi può capire capisca. Il proverbio dice: "Scherza coi fanti e lascia stare i Santi". Possiamo fare tanti bei films, d'amore, d'avventura, polizieschi, fantascientifici, possiamo scherzare come vogliamo, giocare liberamente, perché fare films, dove Gesù beve la coca-cola,fare pubblicità gratutita alla ricca industria,la quale in principio non la vedeva di buon occhio,quando possiamo fare films su romanzi di successo che non offendono nessun personaggio ne religioso ne storico?I intanto,questo film non ha avuto successo, però viene trasmesso versione audio da Radio Vaticana. Diventiamo ancora più confusi,anche la chiesa preferisce i falsi vangeli, romanzi pura fantasia anche ridicola su Gesù. Saluti dal centro anti-blasfemia.

http://www.toscanaoggi.it/notizia_3.php?IDNotizia=8132&IDCategoria=221

Un commento sulla Sindone di Garlaschelli da Cattoliciromaniforum

Un commento sulla Sindone di Garlaschelli da Cattoliciromaniforum
Faccio una sintesi:

La cirtica arriva da due fisici americani che da 30 e più anni si occupano della Singodone (Jackson e Propp). Non solo questi due però criticano il lavoro di Garlaschelli.

1- L'immagine di Garlaschelli è una delle migliori riproduzioni, MA è provato scientificamente che la Sindone è più che una mera immagine.

2- È provato scientificamente che il sangue della sindone viene PRIMA della immagine, e non dopo come nella riproduzione

3- La vera sindone è una immagine negativa tridimensionale accuartissima. Studi fotografici hanno rivelato quella positiva che mostra un uomo barbuto. Quella di Garlaschelli sebbene vagamente tridimensionale è grottesca... Quindi non è una vera riproduziuone. L'immagine APPARE accurata su foto su internet ma una esaminazione oculata rivela il contrario.

3-Dal sangue trovato sulla sindone è certo che ha avvolto il corpo martoriato di una persona morta. Il sangue è consistente con le ferite e quindi non è stato spruzzato dopo l'immagine ma si trovava sulla tema prima di essa.

4- Il metodo di Garlaschelli non funzionerebbe nel caso che il sangue ci fosse prima della immagine dato che il sangue verrebbe 'rovinato'. Quindi la tecnica di Garlaschelli non corrisponde alla realtà.

5- Molto imbarazzante per la UAAR: il lavoro di Garlaschelli è privato ma NON è stato pubblicato e quindi non è stato rivisto e giudicato dalla comunità scientifica... Una persona non può fare certa affermazioni se il proprio lavoro non è stato prima giudicato da altri scienziati.

http://www.cattoliciromani.com/forum/showthread.php/sacra_sindone_vera_o_falsa-2808.html?p=713378

Intervista sulla Sindone. Parla la studiosa Emanuela Marinelli

Intervista sulla Sindone. Parla la studiosa Emanuela Marinelli
Di ilMascellaro
Creato il 22/09/2009 - 00:00
di Giuliano Guzzo

Il suo è un curriculum di quelli che si fanno ricordare: laurea in Scienze naturali, collaborazioni con "La Sapienza", diploma di Catechista specializzato, corsi tenuti presso il Centro Romano di Sindonologia e la Libera Università Maria SS.ma Assunta, una decina di libri, innumerevoli collaborazioni con riviste ed un numero impressionante di articoli.

Emanuela Marinelli, fra i massimi studiosi della Sindone in Italia e non solo, è in pensione da qualche giorno, ma il suo interesse per la celebre reliquia, dopo una vita di studio, rimane comprensibilmente intatto.

È grazie allo studio di gente come lei che è sorta, da qualche decennio, la sindonologia. Ed è con grande disponibilità che accetta di concederci una preziosa intervista.

Dottoressa Marinelli, che cosa ha acceso la sua curiosità per la Sindone? Dove e com'è nata la sua passione per il celebre sudario?
Nel 1976 lo scienziato svizzero protestante Max Frei Sulzer, laureato in botanica, esperto in microtracce e criminologo di fama internazionale, comunicò di aver trovato sulla Sindone granuli di polline che non esistono in Europa; essi provengono da fiori del Medio Oriente. Il polline più frequente sul lenzuolo è identico a quello fossile, abbondante nei sedimenti del Lago di Genezareth e del Mar Morto, depositatisi circa duemila anni fa. Questa scoperta mi interessò enormemente, perché forniva una prova della provenienza del sacro lino proprio dalla zona dove visse e morì Gesù Cristo.

Tre quarti delle specie riscontrate sulla Sindone, infatti, crescono in Palestina e molte sono tipiche e frequenti a Gerusalemme e dintorni. Tra queste, 13 sono alofite molto caratteristiche od esclusive del Negev e della zona del mar Morto.


In tanti anni di studio, non è mai stata sfiorata dal dubbio che la Sindone possa in effetti essere uno splendido inganno lasciatoci in eredità da qualche illuminata mente del passato? In tanti, come certamente saprà, si sono fatti questa domanda. E più di qualcuno, oggi, ritiene d'aver individuato quella mente illuminata in Leonardo…
Lasciamo stare l'ipotesi fantasiosa di Leonardo, che si scontra con l'evidenza storica: la reliquia che è oggi a Torino è la stessa che nel 1353 si trovava a Lirey, in Francia, nelle mani di un cavaliere crociato, Geoffroy de Charny. Basta ricordare che Leonardo è nato nel 1452 per rendersi conto che è assurdo attribuire la Sindone al genio toscano. Ma in ogni caso la possibilità di uno "splendido inganno"non sussiste, non c'è dubbio.

Sul lenzuolo sono state condotte analisi accurate, i cui risultati sono concordi nel provare che esso ha avvolto un vero cadavere; inoltre ci sono innumerevoli motivi per ritenere che si tratti proprio di Gesù. Per i dettagli, consiglio di consultare il sito www. sindone. info di Collegamento pro Sindone.


Ha mai assistito o saputo di conversioni di scienziati che, studiando la Sindone, hanno visto il loro cuore aprirsi alla dimensione trascendente?
Penso che la questione della fede sia molto delicata e interiore, quindi se qualcuno non credente è stato toccato intimamente dalla realtà sindonica sarà difficile saperlo se non lo rivela egli stesso pubblicamente. E magari non lo fa per non attirare clamore e sensazionalismo.

Personalmente qualche confidenza di persone che si sono avvicinate alla fede dopo aver conosciuto la Sindone l'ho avuta, ma non sta a me divulgarla.


Le ho rivolto la domanda precedente, ben sapendo che Lei non ha mai fatto mistero d'essere credente. E se pensiamo all'infinita lista di scienziati credenti, la sua posizione non deve certo meravigliare. Ciononostante, non teme che la fede possa in qualche misura contaminare il suo sguardo scientifico nei confronti della Sindone, che è una reliquia in buona parte avvolta dal mistero?
Certamente ciò che si osserva sulla Sindone è una conferma di quanto si legge nei Vangeli e questo non può lasciare indifferenti; però il pericolo di "contaminare lo sguardo scientifico"non esiste, perché la scienza si basa su analisi, su misure, e queste sono oggettive.

Eppure taluni scettici avanzano dubbi proprio di ordine metodologico rispetto ad alcuni studi svolti sulla Sindone. Le faccio qualche esempio. Oltre a ridimensionare la portata delle recenti affermazioni di Christopher Bronk Ramsey, che sarebbero state volutamente deformate, quelli del Cicap, (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) che pure ammettono di non saper spiegare la Sindone, sottolineano con insistenza la presunta scarsa attendibilità di scienziati che, coi loro studi, suffragherebbero l'autenticità della reliquia. Un nome su tutti: Dmitri Kuznetsov. Lei che idea s'è fatta in proposito?
Ovviamente agli scettici un oggetto così straordinario dà parecchio fastidio e quindi si danno da fare per tentare di demolirne la credibilità. Bisogna però considerare che sulla Sindone sono stati pubblicati circa 300 articoli scientifici e di questi, circa 250 sono favorevoli all'autenticità.

Ciò fornisce un'idea della situazione.

Ma veniamo ai due esempi. Le affermazioni di Christopher Bronk Ramsey, direttore del laboratorio di Oxford (uno dei tre che datò la Sindone nel 1988), in un primo momento sono state riferite da una terza persona, che può aver frainteso, ad un giornalista e quindi riportate in buona fede su "La Stampa", dove apparve che, secondo Ramsey, i risultati della datazione al Carbonio 14 sono probabilmente sbagliati. In realtà poi Ramsey fece una precisazione, dichiarando di avere una "mente aperta"verso i risultati di possibili nuovi esami: «Tra le misurazioni del radiocarbonio - ha ammesso Ramsey - e le altre prove che abbiamo sulla Sindone sembra esserci un conflitto, su come interpretare queste prove. E per questo ritengo che chiunque abbia lavorato in questo settore, scienziati esperti di radiocarbonio ed altri esperti, debbano dare uno sguardo critico alle prove che hanno prodotto per riuscire a tracciare una storia coerente che si adatti e ci dica la storia vera di questo intrigante pezzo di stoffa». È un apprezzabile passo avanti, dopo vent'anni di completa chiusura verso ogni dialogo da parte dei carbonisti.

Viene ammesso che il radiocarbonio non è una prova infallibile, specialmente per un oggetto particolare come la Sindone.

E veniamo al "caso Kouznetsov". Nel giugno 1993 il biologo russo Dmitri A. Kouznetsov, specializzato in chimica archeologica, annunciò di aver verificato sperimentalmente l'arricchimento di radiocarbonio in tessuti antichi, ricostruendo condizioni simili a quelle dell'incendio in cui la Sindone si trovò 1532.

Negli anni successivi pubblicò alcuni articoli a riguardo.

La sua spiegazione dei motivi che avrebbero falsato il risultato della datazione della Sindone suscitò il comprensibile entusiasmo dei sindonologi.

Una delle riviste scientifiche in cui apparve uno di questi lavori, il prestigioso "Journal of Archaeological Science", pubblicò però nello stesso numero anche un articolo di A. J. Timothy Jull, Douglas J. Donahue e Paul E. Damon, tre ricercatori che avevano firmato l'articolo di "Nature"sulla datazione della Sindone; essi mettevano in dubbio i risultati di Kouznetsov. Nel frattempo alcune vicende personali poco limpide gettarono un'ombra su di lui. Negli anni seguenti diversi scienziati provarono a ripetere gli esperimenti di Kouznetsov, senza ottenere risultati analoghi. Pertanto la sua teoria è stata accantonata.

Al Cicap, però, non piacciono nemmeno gli studi del fisico Harry Gove, il padre della moderna datazione radiocarbonica, che in un lavoro pubblicato con altri scienziati su "Nuclear Instruments and Methods in Physics Research"(B 123, 1997, pp. 504-507) ammette che la presenza di funghi e batteri può aver contaminato il campione sindonico che fu datato; e neanche quelli del chimico Raymond Rogers che su "Thermochimica Acta"(Vol. 425, 2005, pp. 189-194) ha dimostrato che nel campione datato c'era un rammendo invisibile. Che strano, al Cicap non piacciono tutti i lavori che confermano l'autenticità della Sindone…


Ad un convegno del già citato Cicap, Luigi Garlaschelli, chimico e responsabile delle sperimentazioni di detto comitato, ha presentato una carrellata di dati sulla Sindone spesso riportati, secondo lui, in modo distorto o parziale dai molti saggi sindonologici autenticisti. A proposito della negatività dell'immagine della Sindone ha fatto notare come potrebbe trattarsi della naturale conseguenza del metodo con cui questa è stata realizzata: la teoria del bassorilievo sul quale viene applicata della vernice a secco produce, a suo dire, effettivamente e spontaneamente immagini negative, che sarebbero spiegabili. E' d'accordo?
Macché d'accordo, per carità! Ci vuole un buon coraggio ad affermare che chi distorce i dati sono i sindonologi autenticisti. Il bassorilievo, riscaldato, strofinato o verniciato che sia, è stato escluso da almeno trent'anni, da quando gli scienziati americani dello "Shroud of Turin Research Project"hanno pubblicato su prestigiose riviste scientifiche i risultati delle loro analisi, ed è assurdo continuare ad insistere.

La Sindone ha avvolto un cadavere e le macchie di sangue ne sono una prova inoppugnabile.

Le immagini ottenute con il bassorilievo hanno caratteristiche diverse da quelle sindoniche e chi non ha mai studiato direttamente la Sindone, come il dott. Garlaschelli, dovrebbe basarsi sui risultati ottenuti da chi invece la Sindone l'ha esaminata ed analizzata. Ma siccome questi risultati sono favorevoli all'autenticità e al dott. Garlaschelli ciò non piace, allora articoli magistrali come quello di John Heller e Alan Adler (Canadian Society of Forensic Sciences Journal, Vol. 14, No. 3, 1981, pp. 81-103) o quello di Eric Jumper e altri (Archaeological Chemistry III, ACS Advances in Chemistry nº 205, J. B. Lambert, Editor, Chapter 22, American Chemical Society, Washington D. C., 1984, pp. 447-476) devono essere ignorati o denigrati.

Dovesse scegliere una caratteristica delle tante misteriose di questa reliquia, qual è quella che la affascina di più, quella che più la convince della sua straordinarietà?
La presenza dell'immagine. Non stupisce che un cadavere abbia macchiato di sangue il lenzuolo, ma che vi abbia lasciato la sua impronta. L'immagine è dovuta a degradazione per disidratazione e ossidazione delle fibrille superficiali del lino.

Essa è paragonabile ad un negativo fotografico ed è superficiale, dettagliata, tridimensionale, termicamente e chimicamente stabile. Non è stata prodotta con mezzi artificiali, non è un dipinto né una stampa: sulla stoffa è assente qualsiasi pigmento.

Non è stata prodotta con un bassorilievo riscaldato o strofinato con sostanze coloranti. È priva di direzionalità e i suoi chiaroscuri sono proporzionali alle diverse distanze esistenti fra corpo e telo nei vari punti di drappeggio. Si può dunque ipotizzare un effetto a distanza di tipo radiante. Fino ad oggi, nessun laboratorio è riuscito a riprodurre artificialmente un'immagine che abbia tutte le caratteristiche di quella della Sindone, però interessanti esperimenti sono stati condotti presso l'ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l'Energia e l'Ambiente) di Frascati (Roma).

Alcune stoffe di lino sono state irradiate con un laser ad eccimeri, un apparecchio che emette una radiazione ultravioletta ad alta intensità. I risultati, confrontati con la Sindone, mostrano interessanti analogie e confermano la possibilità che l'immagine sia stata provocata da una radiazione ultravioletta direzionale. Viene spontaneo pensare ad una forte luce, emessa dal corpo glorioso di Cristo al momento della Risurrezione.




http://www.mascellaro.it/node/37025

L'impossibilità di falsificazione sulla Sindone

L'impossibilità di falsificazione sulla Sindone

Emanuela Marinelli, Maurizio Marinelli
Collegamento pro Sindone Rome - Italy
Web: www.shroud.it; e-mail: cpshroud@tin.it

Infalsificabile
La Sindone è un lenzuolo di lino (4,37 x 1,11 m) che ha certamente avvolto il cadavere di un uomo che fu flagellato, coronato di spine, crocifisso con chiodi e trapassato da una lancia al costato. Le macchie di sangue e di siero presenti sul lenzuolo sono irriproducibili con mezzi artificiali. È sangue coagulatosi sulla pelle di un uomo ferito e ridiscioltosi a contatto con la stoffa umida. Si tratta di sangue umano maschile di gruppo AB che all'analisi del DNA è risultato molto antico. Oltre al sangue, sulla Sindone c'è l'immagine del corpo che vi fu avvolto. Questa immagine, dovuta a degradazione per disidratazione e ossidazione delle fibrille superficiali del lino, è paragonabile ad un negativo fotografico. È superficiale, dettagliata, tridimensionale, termicamente e chimicamente stabile. È stabile anche all'acqua, non è composta da pigmenti, è priva di direzionalità e non è stata provocata dal semplice contatto del corpo con il lenzuolo: con il contatto il telo o tocca o non tocca. Non c'è via di mezzo. Invece sulla Sindone c'è immagine anche dove sicuramente non c'era contatto. I suoi chiaroscuri sono proporzionali alle diverse distanze esistenti fra corpo e telo nei vari punti di drappeggio. Si può dunque ipotizzare un effetto a distanza di tipo radiante. Sotto le macchie di sangue non esiste immagine del corpo: il sangue, depositatosi per primo sulla tela, ha schermato la zona sottostante mentre, successivamente, si formava l'immagine. L'immagine non è stata prodotta con mezzi artificiali. Non è un dipinto né una stampa: sulla stoffa è assente qualsiasi pigmento. Non è il risultato di una strinatura prodotta con un bassorilievo riscaldato: le impronte così ottenute passano da parte a parte, tendono a sparire, hanno diversa fluorescenza e non hanno caratteristiche tridimensionali. Non conosciamo il meccanismo fisico-chimico all'origine dell'impronta. Si può ipotizzare un meccanismo come un fiotto di radiazione non penetrante che si attenua con il passaggio nell'aria e diminuisce con la distanza. La Sindone non può essere medievale. La manifattura rudimentale della stoffa, la torcitura Z (in senso orario) dei fili, la tessitura in diagonale 3 a 1, la presenza di tracce di cotone egizio antichissimo, l'assenza di tracce di fibre animali rendono verosimile l'origine del tessuto nell'area siro-palestinese del primo secolo. Altri indizi: grande abbondanza di pollini di provenienza mediorientale e di aloe e mirra; la presenza di un tipo di carbonato di calcio (aragonite) simile a quello ritrovato nelle grotte di Gerusalemme; una cucitura laterale identica a quelle esistenti su stoffe ebraiche del primo secolo rinvenute a Masada, un'altura vicina al Mar Morto. Nel Medio Evo erano completamente ignorate le conoscenze storiche e archeologiche sulla flagellazione e la crocifissione del I secolo, di cui si era persa la memoria. L'eventuale falsario medievale non avrebbe potuto raffigurare Cristo con particolari in contrasto con l'iconografia medievale: corona di spine a casco, trasporto sulle spalle del solo patibulum (la trave orizzontale della croce), chiodi nei polsi e non nelle mani, corpo nudo, assenza del poggiapiedi. Inoltre avrebbe dovuto tener conto dei riti di sepoltura in uso presso gli ebrei all'epoca di Cristo. Lo stesso falsario avrebbe dovuto immaginare l'invenzione del microscopio, avvenuta alla fine del XVI secolo, per aggiungere elementi invisibili ad occhio nudo: pollini, terriccio, siero, aromi per la sepoltura, aragonite. Il falsario avrebbe dovuto conoscere la fotografia, inventata nel XIX secolo, e l'olografia realizzata negli anni '40 del XX secolo. Avrebbe dovuto essere in grado di macchiare il lenzuolo in alcuni punti con sangue uscito durante la vita ed in altri con sangue post-mortale; rispettando inoltre, nella realizzazione delle colature ematiche, la legge della gravità, scoperta nel 1666. Ammessa la conoscenza di tutte queste nozioni scientifiche, l'ipotetico contraffattore avrebbe dovuto avere la capacità ed i mezzi per produrre l'oggetto. È inconcepibile che un falsario di tale sovrumana levatura sia rimasto completamente sconosciuto a contemporanei e posteri dopo aver prodotto un'opera così perfetta; egli avrebbe però utilizzato una stoffa appena uscita dal telaio, e quindi medievale, vanificando tutti i suoi poteri di preveggenza sulle future scoperte scientifiche. Alla luce delle conclusioni scientifiche attuali, però, è innegabile che la Sindone abbia avvolto un cadavere. Sarebbe dunque da ipotizzare non un falsario-artista, ma un falsario-assassino; le difficoltà in questo secondo caso non sarebbero minori. Sarebbe stato impossibile per lo spregiudicato omicida trovare una vittima il cui volto fosse congruente in diverse decine di punti con le icone di Cristo diffuse nell'arte bizantina; e, soprattutto, "pestare a sangue" l'uomo in maniera adeguata, in modo da ottenere determinati gonfiori del viso riprodotti nelle icone. Ne avrebbe dovuti uccidere parecchi prima di raggiungere il suo scopo: sarebbe stato, quindi, un serial killer imprendibile... Anche altri particolari, come l'apparente assenza dei pollici e la posizione più flessa di una gamba, sono in sintonia con le antiche raffigurazioni del Cristo morto, ma difficilmente riproducibili con un qualsiasi cadavere. Procurare alla vittima, ormai deceduta, una ferita del costato con una lancia romana, facendone uscire sangue e siero separati, non è assolutamente un esperimento facile da compiere. Altrettanto arduo sarebbe stato mantenere il cadavere avvolto nel lenzuolo per una trentina di ore impedendo il verificarsi del fenomeno putrefattivo, processo accelerato dopo decessi causati da un così alto numero di gravi traumi. Un'altra difficoltà, ma non di minor peso, sarebbe stata quella di prevedere che da un cadavere si potesse ottenere un'immagine così ricca di particolari; infine, sarebbe impossibile togliere il corpo dal lenzuolo senza il minimo strappo o il più lieve spostamento che avrebbero alterato i contorni delle tracce di sangue. La realizzazione artificiale della Sindone è impossibile ancora oggi; a maggior ragione nel Medio Evo. Nonostante queste considerazioni, c'è ancora chi propugna ipotesi insostenibili.

La teoria della pittura
Il principale sostenitore di questa ipotesi contraria all'autenticità della Sindone è il chimico americano Walter McCrone. Egli ebbe la possibilità di esaminare al microscopio alcuni vetrini contenenti fibre tratte dalla Sindone e vi riscontrò la presenza di proteine, di ossido di ferro e di solfuro di mercurio (cinabro). Ne trasse la conclusione che la Sindone è un dipinto, in cui l'artista avrebbe usato delle proteine come legante sia per il pigmento di ossido di ferro con cui realizzò l'immagine, sia per il miscuglio di cinabro e ossido di ferro con cui dipinse il sangue. Il legante impiegato, un collante formato da proteine animali, sarebbe poi ingiallito con il tempo. Per stabilire la validità di un'ipotesi di pittura è necessaria l'identificazione di tali materiali, però non basta. Occorre anche dimostrare che essi sono presenti in quantità sufficiente e localizzati in zone tali da giustificare quanto appare all'occhio. Bisogna inoltre dimostrare che la loro presenza non si può spiegare più semplicemente con altri processi. E per di più, le conclusioni raggiunte devono essere in accordo con gli altri studi effettuati, specialmente, in questo caso, con le ricerche fisiche e l'analisi di immagine. Vediamo ora come queste condizioni non sussistano nel lavoro di McCrone. Dall'esame degli stessi vetrini Heller e Adler hanno tratto conclusioni molto diverse. Essi hanno puntualizzato che per individuare le proteine esiste una grande varietà di tests disponibili e che quello usato da McCrone, il nero d'amido, è un reagente generale che colora intensamente anche la cellulosa pura. Le reazioni ottenute da McCrone non erano dunque dovute a tracce di impurità proteiche nel lino, ma alla cellulosa stessa della stoffa che accettava la tinta! I suoi risultati non erano quindi affidabili. Heller e Adler usarono reagenti molto più specifici, come la fluoroscamina e il verde di bromocresolo. In base ai risultati di questi e altri complessi tests poterono affermare con certezza che le macchie rosse sono costituite da sangue intero coagulato, con attorno aloni di siero dovuti alla retrazione del coagulo. Ciò testimonia che il sangue si è coagulato sulla pelle di una persona ferita e successivamente ha macchiato la stoffa quando il corpo fu avvolto nel lenzuolo; impossibile ottenere macchie simili applicando sangue fresco con un pennello. Le proteine sono presenti solo nelle impronte sanguigne, mentre sono assolutamente assenti in tutte le altre zone, comprese quelle dell'immagine del corpo. Pertanto è impossibile sostenere che nell'immagine del corpo sia presente un legante proteico ingiallito. La maggior parte del ferro presente sulla Sindone è quello legato alla cellulosa. Gli esami spettroscopici e ai raggi X hanno mostrato una concentrazione uniforme del ferro nelle zone di immagine e di non-immagine; dunque non è il ferro che forma la figura del corpo. Una concentrazione di ferro più alta si osserva invece, come è logico, nelle aree delle impronte sanguigne, dove al ferro legato alla cellulosa, che è dappertutto, si somma quello legato all'emoglobina del sangue. L'ossido di ferro, invece, è una percentuale molto piccola, ed è da sottolineare che non si trova ossido di ferro né sull'immagine né sulle macchie di sangue. Dunque non manca solo il legante di pittura, manca anche il pigmento! Come si può, allora, dopo analisi chimiche così accurate, continuare ad affermare che la Sindone fu dipinta? O si è scientificamente incompetenti, o si è in malafede. Oltretutto, con una specifica analisi, si è osservato che l'ossido di ferro, in quei pochi punti dove è presente per le cause suddette, è estremamente puro e non contiene tracce di manganese, cobalto, nichel e alluminio al di sopra dell'1%. Queste tracce sono invece presenti nei pigmenti di pittura minerali. È stato trovato solo un cristallino di cinabro, che è da considerarsi un reperto accidentale. L'esame di tutta la Sindone con la fluorescenza ai raggi X non ha rilevato la presenza di alcun pigmento di pittura, quindi nemmeno di cinabro; questa sostanza non può essere responsabile della colorazione delle macchie rosse, peraltro certamente composte da sangue, semplicemente perché non c'è. È da tener presente che molti artisti hanno copiato dal vero la Sindone, e quindi la presenza occasionale di pigmenti da pittore non è inaspettata; anche perché quasi sempre le copie venivano messe a contatto con l'originale per renderle più venerabili.

Pasticci e pretese
Due professori dell'University of Tennessee (USA), Emily A. Craig e Randall R. Breese, affermano che l'immagine della Sindone si può realizzare usando un pigmento di ossido di ferro in polvere distribuito con un pennello o premuto con la parte piatta di un cucchiaio di legno, con l'aggiunta di collageno che viene poi sciolto dal vapore di una pentola d'acqua in ebollizione. I risultati delle analisi chimiche già citati contraddicono anche questa teoria. Come è noto gli scienziati americani, che esaminarono la Sindone con strumentazioni sofisticate, hanno escluso la presenza su di essa di qualsiasi pigmento; pertanto l'immagine non è assolutamente spiegabile con la teoria Craig-Breese. Per la realizzazione artistica esistono, inoltre, tali e tanti problemi pratici da renderla impossibile. Per tentare di realizzare l'opera, l'artista dovrebbe salire su una scala alta circa quattro metri e mezzo, posta a cavallo del modello, in modo da averne una veduta completa guardando in basso. In questa scomoda posizione, però, l'artista può comporre un'opera di proporzioni limitate. E come rappresentare l'immagine dorsale di un uomo in posizione supina? Il modello andrebbe posto in alto su uno spesso ripiano di plastica. Ma questa non esisteva nel Medio Evo! Ed un vetro si romperebbe. Inoltre, nel tempo di cui l'artista avrebbe bisogno per completare l'opera, sarebbe cessato il rigor mortis ed iniziata la putrefazione. "Esistono limiti insormontabili - ricorda una nota artista americana, Isabel Piczek - quanto alla dimensione dell'opera d'arte che un artista può produrre. Nessun artista, in nessuna epoca, ha realizzato un dipinto lungo 4,36 metri che presentasse le qualità visive dell'immagine della Sacra Sindone". Inoltre, come faceva notare il famoso scrittore Italo A. Chiusano, la figura umana visibile sull'antico lino conservato a Torino non rientra in alcuno stile artistico; nessuno avrebbe potuto realizzare un'opera simile, in nessuna epoca. Eppure c'è chi è giunto addirittura ad affermare che la Sindone sia opera di Leonardo da Vinci: due scrittori inglesi, Clive Prince e Lynn Picknett. Qui siamo veramente all'assurdo: non fosse altro, perché quando la Sindone viene consegnata alla famiglia Savoia (22 marzo 1453), Leonardo era ancora nella culla. Ed il lenzuolo, con tanto di immagine sopra, era in giro per la Francia da un secolo. Ovviamente la difficoltà viene aggirata dai due inglesi con molta disinvoltura: il telo non sarebbe lo stesso. Fra l'arrivo della Sindone, proveniente da Lirey, nelle mani dei Savoia, e la pubblica esposizione avvenuta a Vercelli nel 1494 ci sarebbero circa 40 anni di nascondimento. La costruzione della Sainte-Chapelle, nella quale la reliquia viene posta nel 1502, "era forse - insinuano i due scrittori - per divenire la sede di una nuova, e migliore, Sindone?" Il famoso lino sarebbe nientemeno che un autoritratto di Leonardo da Vinci, fabbricato nel 1492 su commissione della Chiesa per avere una falsa Sindone. Secondo gli autori inglesi, Leonardo "potrebbe aver inventato una prima forma di fotografia per creare l'immagine negativa sulla Sindone". Egli avrebbe impiegato una specie di camera oscura, delle lenti e una tela "sensibilizzata" con alcuni ingredienti. Quali? Prince e la Picknett partono da sale (di cromo) e bianco d'uovo, poi tentano il succo di limone (poco ci mancava per una maionese) e arrivano alla sostanza con cui ottengono i risultati "più simili alla Sindone". Scusandosi per l'indelicatezza, la nominano: "urina". Poi 6-12 ore di esposizione di fronte ad un modello illuminato con lampade UV per simulare "il caldo sole italiano" e il gioco è fatto. Per la perfezione anatomica del modello, nessuna difficoltà: "Leonardo aveva avuto un permesso speciale dalla Chiesa per la dissezione dei cadaveri freschi provenienti dagli ospedali". Si lava la tela in acqua fredda, si espone al calore, poi si lava in acqua calda e detergente. Così resta solo l'immagine "strinata" e indelebile. Qualche ritocco di sangue completa l'opera. Come sempre, i "moderni falsari" mostrano quello che hanno ottenuto, più o meno somigliante alla Sindone: ovviamente all'apparenza, da verificare in laboratorio. "Non sappiamo quanto tempo Leonardo abbia impiegato a realizzarla", ammettono, bontà loro, i due inglesi. Ma non dubitano sull'autore. La Picknett dice di aver ricevuto un messaggio tramite la "scrittura automatica" firmato "Leonardo". Secondo Nicholas Allen, professore di Belle Arti dell'Università sudafricana di Port Elisabeth ed esperto di fotografia, l'immagine della Sindone si può realizzare con una "lente al quarzo, nitrato d'argento e luce solare naturale". Si otterrebbe una "strinatura del lino indotta chimicamente". "La lente - specifica Allen - sarebbe stata posta a metà strada tra il corpo e il lenzuolo, che doveva essere ad otto metri di distanza". Allen ritiene che la Sindone possa essere la più antica fotografia del mondo, frutto dell'ingegno di un "pioniere" medievale che potrebbe aver appeso sotto il sole, in posizione verticale, un manichino o un cadavere dipinto di bianco "per un numero non specificato di giorni" di fronte ad una rudimentale camera oscura contenente un lenzuolo opportunamente trattato con nitrato d'argento. Avrebbe poi fissato l'immagine ottenuta con una soluzione ammoniacale diluita o "probabilmente persino urina"! L'ipotesi di un cadavere appeso per giorni al sole è assurda, non fosse altro perché il rigor mortis non sarebbe durato così a lungo. Ma anche un manichino non è proponibile. La Piczek fa notare che nel Medio Evo nessuno avrebbe potuto realizzare una statua così corretta da lato anatomico. E poi, come spiegare i coaguli ematici se non con il contatto diretto con un cadavere?

La teoria del bassorilievo
L'assenza di qualsiasi traccia di pennellate sulla Sindone ha fatto elaborare una differente teoria di falso: quella del bassorilievo strofinato. Il propugnatore, Joe Nickell, è un ex-prestidigitatore privato americano, oggi esponente del Comitato di indagine scientifica sui fenomeni paranormali di Buffalo, negli Stati Uniti. Secondo lui, il falsario avrebbe usato un bassorilievo strofinato e ricoperto di ossido di ferro con tracce di acido solforico, su cui avrebbe applicato il lenzuolo; ma i già citati risultati delle analisi chimiche condotte sulla Sindone contraddicono anche questa teoria. Nickell trova impossibile che il sangue sia così rosso e definisce i rivoli di sangue "rivoletti molto artistici che scendono graziosamente dalle ferite". Che cosa ci sia di artistico e di grazioso nelle colate sanguigne sulla Sindone proprio non si capisce; e comunque il loro rosso è stato spiegato dagli scienziati con l'abbondante presenza di bilirubina, testimone delle sevizie subite da quel corpo. Un'altra difficoltà opposta da Nickell è la presunta assenza di deformazioni nell'immagine, affermazione questa che tradisce sempre una superficiale osservazione della Sindone. L'occhio esperto di una persona competente rileva invece che le deformazioni, dovute all'avvolgimento di un vero corpo umano in un lenzuolo, ci sono e non poche. È senz'altro da escludere anche l'ipotesi che l'immagine sia stata prodotta prima del 1350 con un bassorilievo riscaldato a 220° C da un falsario che avrebbe poi applicato il sangue con un pennello. Questa teoria, sostenuta da un antropologo di Bari, Vittorio Pesce Delfino, si basa su alcune somiglianze esistenti fra le leggere strinature e l'immagine sindonica, che è dovuta alla ossidazione, disidratazione e coniugazione della cellulosa componente il lino. Sull'immagine sindonica sono assolutamente assenti pigmenti, colori o tinture. La microchimica, la fluorescenza a raggi X, l'esame all'ultravioletto e all'infrarosso lo confermano con assoluta certezza. Il colore giallo delle fibre è dovuto ad una trasformazione del lino stesso. Finora gli scienziati non sono riusciti a riprodurre adeguatamente il fenomeno presentato dall'immagine sindonica e a trovare la causa della sua formazione. Il problema è che alcune spiegazioni che potrebbero essere sostenibili da un punto di vista chimico sono escluse dalla fisica; e, per contro, certe spiegazioni fisiche, che potrebbero essere interessanti, sono completamente escluse dalla chimica. La questione è dunque complessa e di non facile soluzione; comunque, una spiegazione può essere plausibile solo se è scientificamente ben fondata da un punto di vista fisico, chimico, biologico e medico. Bisogna tener presente, come punto fermo di partenza, che gli scienziati hanno già affermato con certezza che dentro quel lenzuolo c'è stato un corpo umano ferito e con sangue coagulato. Come sostenere, allora, l'ipotesi del falsario che realizza l'immagine con un bassorilievo?

Problemi vari
Ci sono innanzitutto i problemi di esecuzione, dato che si sarebbe dovuto operare con un lungo lenzuolo su un bassorilievo di oltre quattro metri. C'è poi il diverso comportamento sotto radiazione ultravioletta: l'immagine della Sindone non emette fluorescenza, a differenza delle strinature che risultano fluorescenti. Di più, l'immagine sindonica è estremamente superficiale, interessa solo due o tre fibrille del filo; invece quella ottenuta con il bassorilievo passa da parte a parte ed è visibile anche sul retro della stoffa; nonostante questo tende a scomparire nel volgere di pochi mesi! Il falsario, inoltre, avrebbe dovuto aggiungere il sangue successivamente sull'immagine ottenuta; ma questa operazione presenta varie difficoltà. Anzitutto l'immagine sindonica si vede solo da lontano; il pennello avrebbe dovuto essere lungo almeno due metri per mettere il sangue nelle zone giuste! E questo sangue doveva essere "dipinto" in punti anatomicamente corretti, senza lasciare tracce di pennellate e con modalità e caratteristiche sconosciute all'epoca della realizzazione. Doveva, inoltre, come si è già detto, essere sangue coagulato con attorno aloni di siero invisibili ad occhio nudo, il che testimonia, viceversa, il contatto del lenzuolo con un vero cadavere. Infine, gli scienziati hanno scoperto che le fibrille insanguinate della Sindone non sono ingiallite sotto la patina rossa del sangue. Quindi il sangue ha "protetto" le fibrille sottostanti mentre si formava l'immagine del corpo. Allora si dovrebbe pensare che il falsario abbia messo prima il sangue nei punti opportuni e poi abbia applicato il lenzuolo sul bassorilievo caldo. Ma, in questo caso, oltre la difficoltà di far combaciare le macchie di sangue sui punti giusti, ci sarebbe l'inevitabile alterazione del sangue a diretto contatto con il bassorilievo riscaldato a 220°C. Carlo Papini obietta che se il sangue fosse stato presente sulla Sindone prima dell'incendio del 1532, si sarebbe volatilizzato con il calore raggiunto all'interno della cassetta. Sappiamo che in quell'occasione il reliquiario d'argento fuse parzialmente e che in alcuni punti il lenzuolo si è carbonizzato. Anche il sangue si è bruciato, ma solo in quei punti. La temperatura di fusione dell'argento è di 960,8°C; allora come spiegare la salvezza della maggior parte della stoffa? Bisogna considerare che il danno subito dalla Sindone fu provocato dal metallo rovente, probabilmente lungo giunture di lega "povera", ma non dal fuoco diretto. Nella cassa chiusa, nonostante la temperatura elevata, la tela e il sangue non sono bruciati per mancanza di ossigeno, anche se il lino, nel suo complesso, avrà comunque subito trasformazioni chimiche invisibili ad occhio nudo. Nelle zone adiacenti alle bruciature si nota un diverso grado di alterazione in proporzione al calore ricevuto. Interessante il fatto che l'immagine, invece, non subì alcuna alterazione nelle vicinanze delle bruciature, a riprova del fatto che non solo sono assenti pigmenti minerali, come già si è detto, ma manca anche qualsiasi pigmento organico, che si sarebbe trasformato in maniera evidente con il calore. L'ipotesi dell'artefatto è esclusa anche da molte altre considerazioni. Come già detto, il falsario avrebbe dovuto mettere sulla Sindone alcuni particolari invisibili ad occhio nudo, come alcuni segni di flagello sottili come graffi e il terriccio ai talloni, alle ginocchia e al naso; avrebbe dovuto spargere sul telo pollini di piante inesistenti in Europa, ma presenti in Palestina; e tracce degli aromi usati per la sepoltura. Avrebbe inoltre immaginato i fori dei chiodi nel palmo della mano, come sempre hanno raffigurato gli artisti, e non nei polsi come si osserva sulla Sindone. Non avrebbe pensato ad una corona a casco e al trasporto del patibulum invece dell'intera croce. Nell'immagine ci sono poi molte asimmetrie e deformazioni, come si può osservare, ad esempio, nella mano destra con le dita apparentemente troppo lunghe o nell'immagine frontale delle gambe, che sembrano sproporzionatamente lunghe fra le ginocchia e le caviglie. Solo l'avvolgimento di un vero corpo in un lenzuolo con le relative pieghe può spiegare le apparenti anomalie. Impossibile, infine, l'applicazione differenziata di sangue venoso ed arterioso nei punti anatomicamente giusti sulla fronte e di sangue post-mortale nella ferita del costato e ai piedi, in un'epoca in cui non esistevano ancora queste cognizioni scientifiche. Anche l'ipotesi del falsario che opera con un bassorilievo riscaldato è dunque insostenibile. L'analisi oggettiva della Sindone porta ad una sola conclusione: l'impossibilità di falsificazione.



http://www.italiamiga.com.br/artecultura/artigos/la_impossibilita_di_falsificazione_sulla_sindone.htm

La sacra sindone è un falso medioevale. Ecco le prove

Lunedì, 05 Ottobre 2009
La sacra sindone è un falso medioevale. Ecco le prove
LAURA LAURENZI PER LA REPUBBLICA

Per la prima volta la Sindone è stata riprodotta uguale all´originale in ogni dettaglio, con tecniche e materie prime disponibili nel 1300. «Siamo finalmente riusciti a dimostrare che era fattibile con gli strumenti dell´epoca», spiega Luigi Garlaschelli, docente di chimica organica all´Università di Pavia e autore dell´esperimento. Il suo lenzuolo-copia (in realtà sono ben tre) sarà esposto e mostrato per la prima volta al pubblico durante il convegno con cui il Cicap - il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale - celebra i suoi vent´anni il 9, il 10 e l´11 ottobre ad Abano Terme.

Tempo tecnico per ottenere la Sindone: una settimana. Ma l´esperimento ha richiesto lunghi mesi ed è stato eseguito in parte all´Università di Pavia, per gli esami spettroscopici, ma sostanzialmente nel laboratorio dello stesso Garlaschelli, «la mia bat-caverna», scherza lo scienziato. La ricerca è stata finanziata dal Cicap e dall´Uaar (unione atei agnostici razionalisti) ed è costata «alcune migliaia di euro», non precisa meglio Garlaschelli. Solo 2.500 euro è il prezzo pagato per i 15 metri di lino intessuto a spina di pesce.

«L´implausibilità della Sindone, la cui prossima ostensione avverrà nel 2010, è stata già affermata da molti, e per varie ragioni - ricorda lo studioso - Una tessitura mai usata nel primo secolo, il modo in cui si sarebbe dovuto ricoprire il cadavere, contrario agli usi ebraici del tempo, la resa chiaramente artistica dei capelli, delle colature di sangue, degli arti, la mancanza delle deformazioni geometriche che ci aspetteremmo da un´impronta lasciata da un corpo umano su un telo avvolto. E soprattutto il fatto che la Sindone comparve in Francia solo verso il 1357».
Per il suo esperimento lo scienziato ha messo in pratica, estendendolo a tutto il corpo, il metodo suggerito dallo studioso americano Joe Nickell nel 1983. Questo il racconto delle varie fasi così come saranno rese note ad Abano: «Abbiamo fatto tessere un telo di lino a spina di pesce identico a quello della Sindone sia come filato che come peso. Il telo è stato disteso sopra un volontario, un nostro dottorando, e con un tampone sporcato di ocra rossiccia sono state sfregate solo le parti più in rilievo. L´immagine è stata poi rifinita a mano libera dopo avere steso il telo su una superficie piana».

Solo il volto è stato realizzato con l´aiuto di un bassorilievo di gesso, indispensabile per evitare una distorsione dei lineamenti. Con tempera liquida sono stati poi aggiunti i segni dei colpi di flagello e le macchie di sangue. «Successivamente abbiamo aggiunto l´equivalente delle impurità che sarebbero state presenti nell´ocra usata dall´artista medievale. Dopo diversi tentativi con sali e acidi vari, abbiamo utilizzato acido solforico all´1,2 per cento circa in acqua, mescolato con alluminato di cobalto. Abbiamo ripetuto questo procedimento utilizzando una tela di lino preventivamente invecchiata scaldandola in una stufa a 215 gradi per tre ore, e poi lavandola in lavatrice con sola acqua». Segue un ultimo invecchiamento artificiale accelerato sul pigmento, che viene poi lavato via.

«Il risultato è, come speravamo, un´immagine tenue, sfumata, dovuta a un ingiallimento delle fibre superficiali del lino, e non fluorescente ai raggi ultravioletti - conclude emozionato Garlaschelli - Il negativo è somigliante a quello del volto sindonico e, se elaborato al computer, mostra analoghe proprietà tridimensionali». E tre, non una, saranno le Sindoni (per ora arrotolate in un armadio) che lo studioso porterà al convegno del Cicap e di fronte alla comunità scientifica. Una - completa - di 4 metri e 40 per un metro e 10, una lunga due metri e mezzo che è solo il davanti e una terza delle stesse misure con soltanto l´ocra: come doveva essere la Sindone appena fatta, senza le bruciature.

http://altrimondi.gazzetta.it/2009/10/la-sacra-sindone-e-un-falso-me.html

«La Sindone? È un falso del Trecento»

PRESENTAZIONE AL congresso del Comitato per il controllo del paranormale
«La Sindone? È un falso del Trecento»
Realizzato un clone del telo custodito a Torino. Obiettivo: dimostrare che poteva farlo un artigiano medioevale
MILANO - Un telo di lino, un professore di chimica e un po' di tecnologia. Ecco una Sindone nuova di zecca, a grandezza naturale, del tutto simile a quella custodita nel Duomo di Torino e venerata come sudario di Cristo. La prima però è stata fabbricata nel 2009 e sarà presentata dal chimico Luigi Garlaschelli dell'Università di Pavia al congresso del Cicap, Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale, ad Abano Terme dal 9 all'11 ottobre. Il suo obiettivo: dimostrare come sia possibile produrre una Sindone anche con tecnologie che erano disponibili a un bravo falsario del 1300. Un'operazione finanziata dalla Uaar, l'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti. «Già a metà del Trecento il vescovo di Troyes, Henri de Poitiers, aveva detto che si trattava di un falso. E nel 1988 gli scienziati che hanno eseguito la datazione col carbonio 14 hanno confermato: si tratta di un artefatto di buona fattura di otto secoli fa» spiega il segretario nazionale della Uaar, Raffaele Carcano. Dopo la presentazione, la Sindone "fai-da-te" sarà esposta al pubblico.

LA STORIA - La Sacra Sindone è il lenzuolo nel quale, secondo la testimonianza dei Vangeli sinottici, Giuseppe D'Arimatea avvolse la salma di Gesù Cristo. Le prime testimonianze risalgono al 944 quando l'immagine, prima custodita in Turchia, venne trasferita a Costantinopoli ed esposta distesa. Nel 1353 diventa proprietà di Goffredo di Charny, quindi viene ceduta nel 1452 al duca di Savoia Ludovico il Generoso. Ammessa al rito liturgico da papa Giulio II nel 1506, è stata danneggiata da un incendio scoppiato nella sacrestia della cappella ducale di Chambery. Poi seguendo la dinastia Savoia, è stata portata a Nizza e a Vercelli, per poi tornare a Chambery nel 1561. Sedici anni dopo viene portata a Torino. Risale al 1973 la prima ostensione televisiva e a 1978 l'esposizione per ricordare il IV centenario del trasferimento del Sacro Sudario da Chambery a Torino. Alla morte di re Umberto II è stata donata dai Savoia alla Santa Sede. Ad aprile 1997, durante un incendio scoppiato in Duomo, il Sacro Lenzuolo è stato portato in salvo dai vigili del fuoco senza riportare alcun danno. Di recente la proprietà della Sindone è stata messa in discussione: secondo il professor Francesco Margiotta Broglio, autorevole studioso dei rapporti tra Stato e Chiesa, con l'entrata in vigore della Costituzione repubblicana (1º gennaio 1948) la Sindone è diventata proprietà dello Stato e il lascito testamentario di Umberto II è nullo. Tuttavia la Santa Sede potrebbe avere nel frattempo acquisito la proprietà della Sindone per usucapione. Sulla questione è stata presentata un'interrogazione parlamentare ma non c'è stata ancora una risposta del governo.



http://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_05/sindone-falso-medioevale_f7525acc-b1c5-11de-82d9-00144f02aabc.shtml